Il Granduca danza. Gusto, stile e avvenimenti musicali alla corte di Cosimo II

13 gennaio - 13 gennaio
17.00
Sala delle Adunanze, Palazzo dell'Arte dei Beccai

Il Granduca danza

Gusto, stile e avvenimenti musicali alla corte di Cosimo II (1609-1621)

Federico Maria Sardelli e Samuele Lastrucci

ABSTRACT
“Di trastulli non ci sono gran cose; fannosi in palazzo alcuni balli e mascherate” così, nel febbraio 1615, il drammaturgo Gabriello Chiabrera licenziava la scena teatrale fiorentina in una lettera inviata al pittore Bernardo Castello. Dopo l’“invenzione” della tragedia greca (tutta cantata) ad opera della Camerata di Giovanni de’ Bardi, e delle sue prime messe in scena, il genere subisce un arresto: è il momento del balletto. Nei dodici anni del granducato di Cosimo II “veglie”, “festini del ballare” e “barriere” dominano gli spettacoli della corte fiorentina e da quella si riflettono – come era accaduto per l’opera – sulla corte ferrarese e soprattutto su quella mantovana, è il caso del Ballo delle Ingrate (1608) e del Combattimento di Tancredi e Clorinda (1624) di Claudio Monteverdi. Il breve granducato segna dunque uno spartiacque tra due grandi stagioni dello stile recitativo. Da una parte le Dafne di Corsi-Peri-Caccini e Gagliano (1597, 1599, 1604, 1608), le Euridice di Peri e Caccini (1600, 1602), l’Arianna e l’Orfeo di Monteverdi (1608, 1609) e dall’altra La Regina Sant’Orsola e la Flora di Gagliano (1624, 1628) e la Liberazione di Ruggero dall’Isola di Alcina di Francesca Caccini (1625).