Cosimo II e la difesa dei confini 

4 novembre - 4 novembre
17.00
Salone delle Adunanze, Accademia delle Arti del Disegno

Cosimo II e la difesa delle coste toscane

la nuova flotta e il sistema delle infrastrutture

Gabriele Capecchi

ABSTRACT

 

Particolare cura rivolge Cosimo II alla stabilizzazione dei confini terrestri, assolta perlopiù tramite vincoli matrimoniali con le potenze italiche, avvolgendo il Granducato entro u­na rete protettiva di alleanze. Ben altra è la strategia sul mare, dove matura il graduale trapasso dal modello statico – sebbene si rafforzino le difese costiere, da servire con unità territoriali e forze d’intervento rapido – a uno dinamico, tramite squadre navali di modernissima concezione per l’epoca. Decisiva è l’impronta di lord Robert Dudley, duca di ‘Northumbria’ (o Nor­thum­berland), esule presso la corte medicea, a cui si deve L’Arcano del mare (compendio di navigazione oceanica e tecniche di combattimento, oltre a numerosi portolani ‘universali’, dalle Antille al Giappone). Il manuale proponeva inoltre imbarcazioni dal progetto fortemente innovativo: peculiari le batterie di murata a due ponti e arti­glierie standard (perlopiù ventiquattro pezzi di calibro 12-18 libbre). Si delineavano in tal modo le cosiddette ‘fregate’, riprese ben presto dalle princi­pali marinerie d’Occidente e ancora in ser­vizio du­rante la ‘guerra dei Sette Anni’ e quindi nel periodo napoleonico prive di sensibili varianti (i velieri oceanici di IV classe nella Royal Navy), capa­ci di o­pe­ra­re a forte distanza e senza supporto logistico.

Ciò rese possibile nel 1618 l’impiego della flotta medicea sulle coste siriane, in appog­gio all’emiro druso Fakhr Al-Din II, con lo sbarco di forniture militari e manodopera spe­cializ­zata (se ne veda un resoconto nell’Istoria di Giovanni Mariti). Il riordino delle strut­tu­re cantieristiche fu intenso: la prima pietra del ‘Molo Cosimo’ a Livorno e la rinascita del­l’Arsenale pisano, altresì un sistema diffuso di fonderie per cannoni (propedeutico in chiave artistica alla grande statuaria bronzea cinque-seicentesca, a partire dal misterioso mastro Jacques). Altro ancora è il rapporto ambiguo con il nemico “moro” e la reciproca piaga dello schiavismo, dove la guerra di religione tra civiltà diverse appare un mero pretesto per il dominio sul Mediterraneo.

Lungo e malinconico sarà il declino della flotta alla morte di Cosimo II: vendute a Luigi XIV le unità più prestigiose nel 1647, la Toscana dovrà subire nelle proprie acque scontri navali tra potenze europee, partecipando come comprimaria agli eventi bellici di fine Seicento.