MONGATTI VAIRO

MONGATTI VAIRO

Elezione: Pittore incisore, eletto Accademico Aggregato 30.03.1967; eletto Accademico Corrispondente 24.03.1979; eletto Accademico Ordinario 18.09.1985; eletto Tesoriere 2.5.1989; eletto Revisore dei conti 16.2.1990; eletto Revisore dei Conti 30.3.1994; eletto Revisore dei Conti 6.5.1996; eletto Revisore dei Conti 25.11.2009; eletto Revisore dei Conti 22.09.2010; eletto Accademico Emerito 30.09.2014

Classe di appartenenza: Pittura

Ruolo Accademico: Accademico Emerito

 

Nato il 24 ottobre 1934 a Firenze dove si è formato diplomandosi all’Accademia di belle Arti e dove ha per qualche anno insegnato ornato al liceo artistico. Ha successivamente ricoperto all’Accademia di Belle Arti di Bologna la cattedra che fu di Morandi e nel ’94 ha ripreso ad insegnare incisione anche all’Accademia di Belle Arti di Firenze, la città dove vive e lavora. All’incisione si è dedicato pressoché completamente a partire dal ’63, folgorato da una mostra di incisioni di Morandi, che resta il punto di riferimento fondamentale per intendere la sua ormai più che trentennale opera grafica, sulla quale ha esercitato pure una certa influenza lo studio di Rembrandt, per quella sorta di luce nera che impregna di sé le cose, di Canaletto, per la chiarezza calligrafica del segno, e di Fattori, per l’energia espressiva della composizione.

Mongatti è il fondatore di “Academia Nova”, l’associazione con cui ha cercato di favorire un ritorno alla tradizione figurativa dell’acquaforte italiana classica di cui è oggi in Italia il caposcuola.

Come Morandi, Mongatti predilige le nature morte, ma nella sua opera non mancano i paesaggi. Nelle sue acqueforti le cose, immerse in una “luce a quieta e immobile” come ha scritto Paolo Bellini, si dipanano lentamente, ma con chiarezza davanti ai nostri occhi. La fitta trama di diagonali in cui sono avviluppate e il trascorrere delle ombre, ora dense ora più diradate sopra di esse, le fissa saldamente prima che sulla carta, nella nostra stessa coscienza. La lentezza della visione, inseparabile dal suo carattere poetico, diventa così garanzia della loro durata, come notò nel ’79 Dario Micacchi, ma forse, più ancora, della loro atemporalità.

L’intero corpus della sua opera grafica conta oggi 420 incisioni. Una mostra a Milano a Palazzo Sormani nel ‘94 ne ha messo in luce le diverse fasi artistiche attraverso cui essa si è sviluppata.