BOTTA MARIO

BOTTA MARIO

Elezione: Architetto svizzero, eletto Accademico Onorario il 05.10.2016; eletto Accademico Corrispondente il 29.09.2022.

Classe: Architettura

Ruolo Accademico: Accademico Corrispondente

Architetto di fama mondiale, nasce nel 1943 in Svizzera a Mendrisio, nel Canton Ticino. Sin da adolescente sviluppa una sincera passione verso l’arte del costruire, tanto che all’età di sedici anni disegna la sua prima casa unifamiliare che sarà realizzata a Morbio Superiore, in Ticino.
Terminati gli studi presso il Liceo Artistico di Milano, nel 1964 inizia il suo percorso accademico iscrivendosi all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia.

 

Mario Botta spiega un suo progetto durante la presentazione della mostra a lui dedicata Mario Botta. Luce e gravità. Architetture 1993-2003 Padova, Palazzo della Ragione 13 dicembre 2003 - 15 febbraio 2004 Foto di Roberto Zanon

Mario Botta spiega un suo progetto durante la presentazione della mostra a lui dedicata
Mario Botta. Luce e gravità. Architetture 1993-2003
Padova, Palazzo della Ragione
13 dicembre 2003 – 15 febbraio 2004
Foto di Roberto Zanon

Nel 1965 collabora con l’architetto Le Corbusier alla realizzazione del nuovo ospedale del capoluogo veneto e successivamente allestisce, insieme a Louis Kahn, la mostra dedicata al progetto per il nuovo Palazzo dei Congressi della città. Laureatosi nel 1969, Mario Botta avvia la propria attività professionale aprendo uno studio a Lugano: le sue prime costruzioni sono già caratterizzate da un’accurata ricerca di stili e materiali che meglio riescono a esprimere la funzione e la personalità della struttura architettonica da progettare.

 

 

 

 

 

 

 

MART-Museo di arte moderna e contemporanea, Trento e Rovereto, Italia (con Giulio Andreolli) Foto di Pino Musi

MART-Museo di arte moderna e contemporanea, Trento e Rovereto, Italia (con Giulio Andreolli)
Foto di Pino Musi

A partire dal 1970, al lavoro di progettazione affianca un’intensa attività d’insegnamento e di ricerca, tenendo conferenze, seminari e corsi di architettura in varie scuole europee, asiatiche e americane. Nel 1976 Botta è nominato professore invitato presso il Politecnico di Losanna e nel 1987 presso la Yale School of Architecture a New Haven; dal 1982 al 1987 è membro della Commissione Federale Svizzera delle Belle Arti; dal 1983 è professore titolare della Scuola Politecnica Federale di Losanna in Svizzera.

Nel corso degli ultimi anni l’architetto svizzero si è impegnato come ideatore e fondatore della nuova Accademia di Architettura di Mendrisio, dove attualmente è professore ordinario e dove ha svolto l’incarico di direttore per l’anno accademico 2002/03.
Numerosi sono i riconoscimenti internazionali che hanno premiato la prolifica attività di Mario Botta. Tra questi sono da ricordare il Premio Europeo per la Cultura ricevuto nel 1995, il Merit Award for Excellence in Design by the AIA nel 1996ottenuto per il progetto del Museo d’Arte Moderna a San Francisco, e la Legione d’Onore della Repubblica Francese nel 1999.

 

 

 

 

Ristrutturazione del Teatro alla Scala, Milano Foto di Pino Musi

Ristrutturazione del Teatro alla Scala, Milano
Foto di Pino Musi

 

 

 

 

 

 

 

 

Museo Jean Tinguely, Basilea, Svizzera Foto di Pino Musi

Museo Jean Tinguely, Basilea, Svizzera
Foto di Pino Musi

Assai personale è la concezione d’architettura che il progettista svizzero ha sviluppato nel corso della sua attività: un’architettura concepita sia come arte capace di fondersi in maniera armoniosa con la natura, le culture e le storie dei territori, sia come testimone concreta dei vissuti storici e delle aspirazioni umane.

Il materiale che meglio sorregge questa personale visione artistica è il laterizio, elemento privilegiato da Mario Botta per quelle caratteristiche di flessibilità, solidità ed espressività che esso è in grado di imprimere agli edifici.
Nelle sue numerose costruzioni è comunque presente un impiego di materiali variegati come la pietra grigia di Riveo, il marmo bianco di Peccia, il marmo nero, la pietra rossa di Verona, le lastre di porfido, gli strati vetrati e le strutture metalliche e cementizie. Elementi che, combinati insieme, sanno creare effetti chiaroscurali e cromatici di suggestivo impatto visivo.
Anche la progettazione degli spazi architettonici aderisce a questo canone di varietà. Nelle realizzazioni di Botta forme cilindriche ed ellittiche si affiancano a impianti rettangolari, archi rampanti o a tutto sesto si contrappongono a volumi squadrati e a pietre impilate, superfici oblique sovrastano perimetri a base rettangolare, coperture voltate fanno da contrappunto a murature traforate e colonnati.

Museo d'arte moderna - SFMOMA, San Francisco, Stati Uniti Foto di Pino Musi

Museo d’arte moderna – SFMOMA, San Francisco, Stati Uniti
Foto di Pino Musi

“La natura deve essere parte dell’architettura così come l’architettura deve essere parte della natura; i due termini sono reciprocamente complementari. L’architettura descrive il progetto dell’uomo, l’organizzazione dello spazio di vita e quindi è un atto di ragione, di pensiero, di lavoro. Proprio per questo è sempre “dialogo” e confronto con la natura.

Io credo che l’architettura porti con sé l’idea del sacro, nel senso che è espressione del lavoro dell’uomo. L’architettura non è solo un’organizzazione materiale; anche la più povera delle capanne ha una sua storia, una sua dignità, una sua etica che testimonia di un vissuto, di una memoria, parla delle più segrete aspirazioni dell’uomo. L’architettura è una disciplina dove – più che in altri settori – la memoria gioca un ruolo fondamentale; dopo anni di lavoro mi sembra di capire come il territorio su cui opera l’architetto si configuri sempre più come “spazio della memoria”; il territorio fisico parla di una storia geologica, antropologica, ma anche di una memoria più umile legata al lavoro dell’uomo. Ecco che allora, da questo punto di vista, l’architettura porta con sé un potenziale di sacro perché‚ testimonia una saggezza “del fare” con gioie e fatiche che trasmettono sentimenti ed emozioni che appartengono alla sfera spirituale. Di fronte ad una casa o ad una chiesa proviamo un’emozione che non è solo data dal fatto costruttivo in sé‚ ma dai significati simbolici e metaforici.

Cattedrale Della Resurrezione, Evry, Francia Foto di Pino Musi

Cattedrale Della Resurrezione, Evry, Francia
Foto di Pino Musi

Torre Kyobo, Seoul, Corea del Sud Foto di Young Chea Park

Torre Kyobo, Seoul, Corea del Sud
Foto di Young Chea Park

Per esempio, costruire una chiesa vuole anche dire confrontarsi con il tema della durata, della solidità, vuol dire creare un manufatto come presenza fisica fra terra e cielo.

… L’uomo porta con sé il bisogno primario dell’abitare, la voglia di costruirsi uno spazio di protezione, di difesa, una sorta di utero materno; quindi da questo punto di vista l’architettura ha un sicuro avvenire. D’altro canto, se analizzo i processi in atto nella cultura occidentale c’è poco da stare allegri: l’uomo sa adeguarsi a tutto, e non importa in quale spazio, e così finisce per adattarsi anche al peggio.

… Il laterizio è uno degli strumenti che adopero: mi affascina la sua povertà. Il fatto che sia terra – cotta. È un elemento prefabbricato molto flessibile nell’uso e al tempo stesso anche economico; è un materiale essenziale e forse per questo molto espressivo. Una lastra di acciaio inossidabile ha un processo produttivo molto più complesso. Attraverso il mio laviro cerco di esprimere al meglio anche il materiale apparentemente meno interessante. Poi c’è l’aspetto della durata. Il mattone è uno dei materiali che invecchia meglio, anzi migliora con il tempo.

Ed infine esiste l’aspetto autobiografico. Io sono nato ai bordi della pianura padana; è quindi evidente che la pietra della montagna resti per me più lontana; sono attratto dal colore e dall’odore della creta.

Già da tanti anni uso il laterizio come materiale “portato” e non “portante”; questo mi ha attirato molte critiche poiché‚ è pensiero comune usare unicamente questo materiale come elemento ‘”strutturale”.

Credo invece che sia possibile usare il mattone anche “portato”. Si tratta di esprimere questa condizione staccandolo dalla struttura, con onestà e chiarezza.

È chiaro che la sua vocazione primaria, per dirla con Louis Khan, è quella di “trasformarsi in arco”. Personalmente mi sono preso la libertà di usarlo anche come elemento portato così come l’hanno fatto in precedenza altri architetti, Peter Behrens e altri maestri. Questo significa che ci sono molte possibilità per rendere omaggio ad un materiale bello e povero come il laterizio.

… Il progetto è uno strumento per cercare di comprendere senso del vivere. Gli attuali processi caratterizzati da una continua accelerazione portano forse “progresso” per l’uomo?”

Sull’architettura

“La natura deve essere parte dell’architettura così come l’architettura deve essere parte della natura; i due termini sono reciprocamente complementari. L’architettura descrive il progetto dell’uomo, l’organizzazione dello spazio di vita e quindi è un atto di ragione, di pensiero, di lavoro. Proprio per questo è sempre “dialogo” e confronto con la natura”.
(Mario Botta)

“Io credo che l’architettura porti con sé l’idea del sacro, nel senso che è espressione del lavoro dell’uomo. L’architettura non è solo un’organizzazione materiale; anche la più povera delle capanne ha una sua storia, una sua dignità, una sua etica che testimonia di un vissuto, di una memoria, parla delle più segrete aspirazioni dell’uomo. L’architettura è una disciplina dove – più che in altri settori – la memoria gioca un ruolo fondamentale; dopo anni di lavoro mi sembra di capire come il territorio su cui opera l’architetto si configuri sempre più come “spazio della memoria”; il territorio fisico parla di una storia geologica, antropologica, ma anche di una memoria più umile legata al lavoro dell’uomo”. (Mario Botta)

 

Sull’architettura del sacro

“Disegnare uno spazio rivolto al sacro dopo avere condiviso le emozioni offerte dai tratti intimisti di Klee, o le provocazioni delle gesta sovrumane di Picasso, può apparire ingenuo, impossibile dentro la precarietà del nostro essere: un compito fuori misura all’interno della povertà espressiva che ci è data. Eppure è anche compito urgente e vivo dal quale non possiamo sottrarci se ancora crediamo nella possibilità di affermare alcuni valori fondamentali”. (Mario Botta)

“Disegnare uno spazio rivolto al sacro può risultare allora anche un modo per riappacificarci con il nostro tempo e riconoscere una nuova diversa legittimità alla città sociale e civile”. (Mario Botta)


Sulla luce e gli spazi in architettura

“Nell’opera di architettura la luce genera lo spazio: senza luce non esiste spazio. La luce naturale dà corpo alle forme plastiche, modella le superfici dei materiali, controlla ed equilibra i tracciati geometrici. Lo spazio generato dalla luce è l’anima del fatto architettonico. I volumi costruiti concorrono alla definizione degli spazi che nel progetto architettonico restano l’obiettivo finale; è il vuoto che detta le relazioni spaziali e funzionali, che controlla i tracciati visivi, che genera possibili emozioni, attese, interpretazioni”. 
(Mario Botta)

“La luce, per l’architetto, è il segno visibile del rapporto che esiste tra l’opera di architettura e i valori cosmici dell’intorno, è l’elemento che modella l’opera nello specifico contesto ambientale, ne descrive la latitudine e l’orientamento, relaziona il manufatto con le particolarità ambientali”. (Mario Botta)

 

Alcune fra le principali opere realizzate

Edifici Privati
Serie di Case unifamiliari (Canton Ticino, Svizzera, 1959-1997)
Edificio residenziale e commerciale “Centro 5 Continenti” (Lugano, Svizzera, 1986-1992)
Uffici e appartamenti Via Nizzola (Bellinzona, Svizzera, 1988-1991)
Casa per anziani (Novazzano, Svizzera, 1992-1997)
Case di vacanze (Cardada-Locarno, Svizzera, 2000-2002)

Edifici amministrativi
Banca UBS (Basilea, Svizzera, 1986-1995)
Torre Kyobo
 (Seoul, Corea del Sud, 1991-2003)
Uffici TCS-Tata Consultancy Services (Noida, New Delhi, India, 1996-2002/2003)
Uffici Harting (Minden, Germania, 1999-2001)
Banca Nazionale di Grecia (Atene, 1999-2001)

Spazi e edifici pubblici
Il giardino della Pilotta, riqualificazione (Parma, Italia, 1986/96-2001)
Liceo Scientifico (Città della Pieve, Italia, 1993-2000)
Monumento per il Cumbre de las Americas (Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, 1996)
Cantine Petra (Suvereto, Italia, 1999-2003)
Nuovo Casinò (Campione, Italia, 1990-2004)

Biblioteche e teatri
Casa della Cultura André Malraux (Chambéry, Francia, 1982-1987)
Biblioteca Fondazione Werner Oeschlin (Einsiedeln, Svizzera, 1992-2005)
Biblioteca municipale (Dortmund, Germania, 1995-1999)
Biblioteca Tiraboschi (Bergamo, Italia, 1995-2004)
Teatro alla Scala, restauro e ristrutturazione (Milano, Italia, 2002-2004)

Musei
Galleria d’arte Watari-um (Tokyo, Giappone, 1985-1990)
Museo d’arte moderna – SFMOMA (San Francisco, Stati Uniti, 1989-1995)
Museo Jean Tinguely (Basilea, Svizzera, 1993-1996)
Museo d’arte moderna e contemporanea – MART (Trento e Rovereto, Italia, 1988/1993-2002)
Parco di sculture Arca di Noè (Gerusalemme, Israele, 1995-2001)

Chiese e luoghi di culto
Chiesa parrocchiale Beato Odorico da Pordenone (Pordenone, Italia, 1987-1992)
Cattedrale della Resurrezione (Evry, Francia, 1988-1995)
Centro pastorale Giovanni XXIII (Seriate-Paderno, Italia, 1994-2004)
Sinagoga Cymbalista e Centro dell’eredità ebraica (Tel Aviv, Israele, 1996-1998)
Rappresentazione lignea della chiesa di San Carlino di Borromini (Lugano, Svizzera, 1999-2003)

“Costruire è di per sé un atto sacro, è una azione che trasforma una condizione di natura in una condizione di cultura; la storia dell’architettura è la storia di queste trasformazioni. […] Disegnare uno spazio architettonico è un atto che mira a predisporre le forme ambientali affinché le attività, i sentimenti e le emozioni possano trovare una loro adeguata espressione. Certo è che l’architettura, come altre forme creative, tocca unicamente gli animi predisposti ad indagare le suggestioni e le attese offerte dalla costruzione dello spazio.”

Architetture del sacro. Preghiere di pietra (Editrice Compositori, 2005)